Franco Luigi Carena, Il Priorato di San Pietro – Novalesa (726) Breme (929) Cavallermaggiore (969)

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Descrizione

Il Priorato di San Pietro a Cavallermaggiore

L’antico  complesso comunitario benedettino viene menzionato nel 1014 dai documenti trascritti nel Bullarum di Caroli Cocquelines del 1739

Il Bullarum riporta integralmente la bolla papale di Benedetto VIII (?-1024 – 143º Papa) che nel mese di febbraio del 1014, nel II° anno del suo pontificato, conferma il Priorato quale dipendenza dall’Abbazia di Breme ex Novalesa nei seguenti termini: «Conferma dei benefici al Monastero di Novalesa successivamente trasferito a Breme, in seguito detto Bremetese. Benedetto Servo dei Servi di Dio al diletto figlio Gottifredo, Abate del venerabile Monastero del B. Pietro, principe degli Apostoli, fondato in Breme tra il Po ed il Ticino ed ai suoi successori per sempre. Confermiamo (…), Cavallermaggiore con il suo grande possedimento e con tutte le sue dipendenze come voluto dal Marchese Arduino, per la salvezza della anima di sua madre, e a questo Convento donato.» Tale citazione venne riportata da Giantommaso Terraneo nel suo libro La Principessa Adelaide del 1759 che così scriveva: «Ed anche Caballario con la Cortemagna, e con tutte le altre sue pertinenze, siccome da Ardoino Marchese in mercé dell’anima della madre sua fu donato ad esso monastero» (Parte I. Cap. XXI. pag.183). A conferma, il medesimo testo lo ritroviamo nel volume Patrolgiæ del 1853, raccolta di diplomi dei papi Giovanni XVIII, Sergio IV e Benedetto VIII, alla pag. 1.591. Successivamente vennero confermati i possedimenti, anche da papa Innocenzo II (?-1143) – 164º Papa.

 

Mille e più anni di storia

Mille e più anni di storia! Quanto tempo è passato e come la vita umana è cambiata, insieme al modo di pensare e di agire! Che senso ha allora cercare di recuperare un edificio, i suoi affreschi e la sua storia? Domanda retorica, certamente. Infatti siamo tutti convinti del valore della conoscenza delle generazioni che ci hanno preceduto e di quanto esse ci hanno lasciato. Penso tuttavia che capolavori come la chiesa di San Pietro di Cavallermaggiore, oltre a fornirci informazioni sulle epoche trascorse, abbiano da insegnarci verità di cui abbiamo sempre bisogno. Forse oggi più che mai.
p. Paolo Maria Gionta
Priore Abbazia di Novalesa

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