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Dal sito: http://www.grandain.com/

Sarà una giuria popolare composta da una novantina di persone a decidere l’assegnazione del premio letterario “Rèis ëncreuse, libro che cammina, 2014”. La presentazione degli autori finalisti e la votazione conclusiva avverrà a Torino sabato 8 novembre con inizio alle ore 17,30 presso la sede della Famija Turineisa, in via Po, 43. Gli autori finalisti si presenteranno al pubblico portando in dono i punti loro assegnati dalla giuria tecnica e dalla giuria popolare che si sono espresse ad agosto e a fine ottobre. La giuria tecnica formata da 5 persone ha espresso un voto in ventesimi, mentre quella popolare proveniente dai corsi Terza Età di Asti era composta da 44 persone e si è limitata a scegliere il libro che durante la presentazione ha suscitato maggiore interesse, coinvolgendo dal punto di vista emotivo il pubblico. Sommando i due punteggi la classifica provvisoria che potrà essere modificata sabato 8 novembre vede in testa con 22 punti lo scrittore originario di Govone Paolo Ferruccio Cuniberti, residente a Torino, autore del romanzo generazionale Un’altra estate, Edizioni EEE.book. Seguono a pari merito  con 21 punti Mauro Aimassi di Magliano Alfieri, autore del volume autobiografico Ce l’ho messa tutta, San Paolo Edizioni, e la scrittrice Lidia Castrini Munafò, residente a Torino, autrice del romanzo Il bambino che sognava gli angeli, EDIZIONI Mille & Morea di Torino. Un solo voto di differenza tra il quarto classificato, Maurizio Rosso autore di La leggenda del cavaliere veloce, Araba Fenice Edizioni e il quinto finalista, Luigi Colli, autore del volume Dalle Langhe all’Etiopia, Daniela Piazza editore di Torino, fermo a 16 punti.

Nel corso della cerimonia di premiazione che concluderà i lavori della giuria popolare verranno assegnati due riconoscimenti ai libri editi dalla Casa Editrice Antares: Piantřa lì. Racconto della vite e del vino di una volta, autori Primo Culasso e Giancarlo Montaldo, e Scatti in Langa. Gente e tradizioni, antologia fotografica di Elio Scaletta.

In onore degli autori finalisti la corale Voci del Vento del maestro Fabrizio Brandone eseguirà un concerto a partire dalle 21 presentando dieci brani di grande valenza espressiva, con arrangiamenti ed armonizzazioni studiati per l’occasione.

Voci del Vento

SCHEDE DI PRESENTAZIONE DEI VOLUMI FINALISTI

1 – UN’ALTRA ESTATE, autore  CUNIBERTI PAOLO FERRUCCIO, Edizioni EEE.book, voto Giuria 17, voto espresso dalla Giuria popolare Utea di Asti 5 =  punti 22 .

La storia che racconta Paolo Cuniberti parte da lontano ed è, in principio, una storia che riguarda due famiglie, una piemontese e l’altra siciliana. Quella piemontese vive nel Roero e ha come patriarca Carlo Bongiovanni, purtroppo giunto a fine corsa. La siciliana si regge su tre uomini d’onore, i Bastiani, gente di fiducia di un barone che non si rende conto che il mondo sta cambiando.  Sono le due storie ad avere dentro l’inquietudine del cambiamento, a sospirare la fuga dalle campagne e la ricerca del nuovo, con il mito della Fiat a Torino e l’esercito dei terroni che prende posto sul treno della speranza. In un contesto così lacerante, il romanzo di Cuniberti focalizza l’attenzione su due adolescenti che mordono il freno, Carlo, contadino che sogna la modernità e Maria, picciotta alle prese con esperienze più grandi di lei. Con il sistema del racconto a doppio binario, Cuniberti spoglia il suo racconto di ogni retorica. Svela a noi lettori un’Italia di gente povera, emarginata e piuttosto fatalista, in procinto di tagliare il cordone ombelicale che la lega al destino sempre uguale di chi non ha conoscenza ne strumenti per procurarsela. La bravura dell’autore consiste anche nell’accompagnare i suoi personaggi con empatia, mettendo i lettori sulle loro tracce, nel loro senso di dislocazione, di non appartenenza, di solitudine, facendoli agire sempre nelle retrovie, in piccoli paesi e in periferia.  L’autore si muove con destrezza su due piani, operando uno slittamento tra presente e passato, raccontando la scoperta personale dei propri limiti e desideri dei due personaggi principali del suo libro.

Ma i personaggi nel romanzo di Cuniberti non mancano e viene spontaneo dividerli in due categorie: genitori e figli. I genitori finiscono con l’apparire più fragili, incapaci di trovare soluzioni al loro male di vivere, come persone stanche che girano le spalle al futuro. I giovani sono anche loro ricchi di imperfezioni ma decifrano il mondo con una messa a fuoco più rapida e si scrollano di dosso le incrostazioni lasciate da infanzie non sempre serene. L’ultima annotazione riguarda la lingua usata dall’autore, stringata ed essenziale. Si capisce subito che ha il pallino dei racconti e una passione linguistica che lo porta a scrivere facendo una giusta e mirata economia di parole.

2. CE L’HO MESSA TUTTA, San Paolo Edizioni, autore AIMASSI MAURO. Voto espresso dalla giuria tecnica in ventesimi 18. Voto espresso dalla giuria popolare corso Utea di Asti 3= tot. 21 punti

All’inizio l’autore ci racconta un’esperienza ordinaria di attrazione, innamoramento, scelta e condivisione.. Un interno di famiglia dai legami forti e dai valori consolidati, con lui e la moglie Nadia nel ruolo di genitori, due figli maschi, Matteo e Angelo, la sospirata femminuccia, Sabina e intorno famigliari, amici, uomini di Chiesa. La famiglia è radicata al territorio, lo vive, lo alimenta. Partecipa alle feste, allieta gli incontri con canti e musiche, ridà smalto ai balli, alle tradizioni. E’ una famiglia come tante che vive in armonia e che si sente parte di una comunità coesa. Poi arriva la malattia, maligna e inattesa, che sconvolge il tratto ordinario della vita declinata insieme con affetto e generosità. La famiglia resta unita, affronta con coraggio le difficoltà, cresce i figli nella fede e nei valori di solidarietà ed altruismo che sono l’anello forte del mondo contadino. Mauro e sua moglie Nadia non abbassano lo sguardo alla disperazione che li ghermisce. Tengono la testa alta e le mani giunte. Ad un certo punto il cancro regredisce e la felicità di rinascere colora le loro giornate. . Si sentono una cosa sola, provano nuovi entusiasmi ed accarezzano nuovi progetti. Poi la recidiva locale oncologica li riporta davanti alle stazioni della via crucis che credevano di avere superato e si preparano al viatico di un viaggio che crea sgomento e che scelgono di percorrere tenendosi per mano. Inizia il loro percorso di avvicinamento all’al di là, una fuga dalla valle di lacrime che appare ingiusta, come quando si è di fronte ad un disegno indecifrabile.

La loro unione si fa ancora più salda, sostenuta dalla convinzione profonda della resurrezione, un’attesa di ritorno a Dio che molti oggi sembrano temere. Il libro scritto da Mauro Aimassi in ricordo della moglie Nadia è un libro di speranza che ci sfida a misurarci con le nostre certezze e le nostre paure. I punti di forza del libro sono molteplici. In primo luogo la scrittura pacata ed intensa, i richiami alle fonti, la sincerità delle emozioni e degli slanci. Non va sottovalutata la ricchezza che proviene dai due protagonisti, il loro essere sposi, genitori, educatori, credenti e cittadini con coerenza e impegno. A questa ricchezza finisce con voler attingere anche il lettore, meravigliato dalla grandezza dei due coniugi e  dagli sforzi compiuti per capire e accettare quanto è a loro accaduto.

3 -IL BAMBINO CHE SOGNAVA GLI ANGELI,  Edizioni Mille & Morea,  autore Lidia Castrini Munafò. Voto giuria 16, voto giuria popolare Utea di Asti 5 = tot. 21 punti

L’Italia fra le due guerre vissuta da un bambino che affronta con la sua famiglia la povertà, la persecuzione politica, l’emigrazione obbligata, la vita da straniero e il ritorno con le attese non soddisfatte”. Così in ultima di copertina per spiegare che il protagonista del romanzo Filippo iniziò le sue peripezie all’età di dodici anni affittandosi come guardiano di vacche per un sacco di farina. In realtà il libro di Lidia CASTRINI  è molto di più di una biografia  che riporta d’attualità patimenti e privazioni di un bambino sfortunato, orfano di madre in tenera età e  abbandonato anche dal suo angelo custode, sempre assente ingiustificato nei momenti cruciali. Il romanzo documenta un anelito collettivo verso la giustizia e un desiderio corale di progresso, sentimenti diffusi ma virtù poco praticate. La scrittura appare lineare e scorrevole e sa offrire al lettore le informazioni  necessarie alla comprensione degli avvenimenti narrati. Infastidisce di tanto in tanto il tono moraleggiante, più da predica e da lezione ben preparata che spunto narrativo vero e proprio, ed è poco efficace la descrizione di contesto che allontana il lettore dalle vicende dei protagonisti, impegnati sempre a combattere soprusi ed esperienze negative. E’ tale e tanta la portata delle difficoltà che incombono su Filippo e sulla sua gente da spingere il lettore a desiderare una messa a fuoco senza chiaroscuri, così da conoscere nei minimi particolari i fatti a cui talvolta l’autrice accenna quasi di sfuggita. Punto di forza del romanzo la personalità del protagonista, deprivato di affetti e di redenzione, costretto a nutrirsi di umiliazioni ma mai in fuga da se stesso. Punto debole della narrazione il realismo delle situazioni descritte che avrebbe meritato uno scavo più profondo. Il libro ha il merito di divulgare le vicende migratorie che hanno avuto come sfondo le valli e le montagne del Piemonte e della Francia ma finisce col tradire proprio la stessa aspettativa che la buona mano dell’autrice ha saputo far nascere nel lettore, nutrire troppo con le parole e poco con le storie di vita.

 

4 – LA LEGGENDA DEL CAVALIERE VELOCE, Araba Fenice Editore, autore Maurizio Rosso, voto giuria 15, voto espresso dalla giuria popolare Utea di Asti 2 = tot. 17 punti.

Maurizio Rosso ha dedicato alla figura del leggendario Aleramo un romanzo storico che ci riporta ai tempi lontani e oscuri che precedono l’anno mille in Piemonte ( una regione  “barbara” ancora, ricca di foreste, desolata e perlopiù incolta, percorsa da popoli germanici destinati a sovrapporsi alle popolazioni indigene che erano state lentamente, e mai del tutto, romanizzate negli anni dell’Impero romano) e su questo fondale suggestivo contestualizza l’azione che ci narra  il mito fondativo della casa aleramica che signoreggerà il Monferrato nei secoli successivi. Il racconto di Maurizio Rosso riprende alcune delle linee essenziali della Cronica del predicatore Iacopo d’Acqui redatta presumibilmente nella seconda metà del Trecento, tre secoli dopo i presunti avvenimenti, ma se ne discosta per finzione narrativa, concentrandosi sul tema del viaggio. Esalta l’impresa compiuta da Aleramo e il conseguente riconoscimento che ottiene dall’imperatore : la signoria su tutte le terre che è riuscito a percorrere in tre giorni di corsa a perdifiato col cavallo. Secondo alcuni critici nel libro di Maurizio Rosso troviamo la situazione iniziale che determina i successivi eventi: all’eroe l’imperatore impone una prova da superare e si ha così il tema della partenza e del viaggio iniziatico. L’obiettivo è raggiungere un regno straordinario, o in capo al mondo, di cui l’eroe potrà diventare il principe. Il regno deve avere  un nesso con il sole: infatti i suoi vertici stanno orientati ai quattro punti cardinali. Ad esso si aggiunge il miraggio della principessa da sposare. Per affrontare la prova è necessario un dono, che nelle fiabe è spesso rappresentato da un cavallo, così infatti ad Aleramo viene donato il cavallo più veloce dell’imperatore. Poi occorrono degli aiutanti, ed ecco affiancarsi all’eroe i due valorosi scudieri dell’imperatore. All’inizio del viaggio i tre compiranno un’abluzione a una fonte miracolosa: l’acqua della “bollente” di Acqui. Gli eroi giungeranno anche alla capanna nel bosco, nel racconto fiabesco popolare spesso abitata da una strega benefica o in qualche modo utile: nel nostro è il vecchio pescatore, forse un “mascone”, che li ammonisce di non oltrepassare il fiume Po. Una rivelazione fondamentale. Lungo il percorso si incontrano numerosi ostacoli ed impedimenti: pericoli, malattie, incidenti, fitte e paurose foreste, ma  gli ostacoli vengono superati grazie agli aiutanti e a un dono magico: la ferratura col mattone. Ad ogni tappa importante l’eroe marca il confine e impone un segno protettivo: la croce. Nel corso del viaggio si esaurisce la funzione dei doni e degli aiutanti: uno ad uno lasciano l’eroe che infine  giungerà da solo a compiere l’impresa. Una struttura perfetta per un mito fondativo.

5. DALLE LANGHE ALL’ETIOPIA, Daniela Piazza Editore,  autore Luigi Colli, voto della giuria tecnica 15, voto della giuria popolare Utea di Asti 1 = tot. 16.

Il libro nasce dal desiderio di far conoscere le avventure d’Africa del nonno Luigi Morra, autore di un diario sulle vicende che hanno caratterizzato la sua esperienza di vita e di lavoro in Etiopia, a Dessiè, Massaua e in altre località dell’Abissinia.

Il nipote Luigi ha creato un doppio binario di narrazione, richiamando alla memoria gli incontri trascorsi a cascina Rive di Rocchetta Belbo negli anni settanta del Novecento, quando tutti i protagonisti dell’avventura africana erano ancora in vita e ricordavano i momenti felici e le difficoltà incontrate.

Il pregio dell’iniziativa editoriale realizzata da Daniela Piazza Editore consiste nell’aver reso ampia e dettagliata la descrizione degli avvenimenti annotati da Luigi Morra nel suo Diario, coinvolgendo tutti i famigliari in qualche modo protagonisti, I punti di forza del volume sono il forte radicamento alle tradizioni di vita dei contadini langhetti che trovano in Luigi, in sua moglie Gemma e nel vicino Bastianin figure esemplari di riferimento. Ottima è anche la scelta di affidare alle nuove generazioni, figli e nipoti di Luigi e Michele i fratelli che partirono volontari per l’Africa Orientale, la responsabilità di tenere viva la memoria vissuta come percorso di aggregazione.

Un difetto evidente è il persistere di uno stile descrittivo colto anche quando a raccontare sono persone semplici come Luigi e suo fratello Michele, ai quali viene attribuito un linguaggio dotto poco verosimile. La capacità di diversificare tono, stile e sintassi in base alla cultura di appartenenza avrebbe sicuramente reso più interessante il racconto dei fatti accaduti ai Morra nel periodo in cui vissero in Etiopia.

Efficace invece l’utilizzo di ricordi e di testimonianze dirette riconducibili a Maddalena Morra, figlia di Michele, già vincitrice di un concorso letterario organizzato dall’Associazione Culturale Arvangia.

Il testo è impreziosito da una ricca documentazione fotografica che ripercorre la vita di relazione in ambito familiare e l’attività commerciale espletata a Dessiè attraverso il negozio-magazzeno La Familiare.

Il libro si rivela di grande utilità per comprendere come hanno vissuto in Africa Orientale gli italiani che scelsero l’Etiopia come ad inizio Novecento molti emigranti avevano scelto la Merica, alla ricerca di benessere e progresso.

 

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