Natalino Pedrana, Ti bacio con i baci della mia bocca

 16,00 IVA inclusa

Formato 15 x 22,5

Rilegato in brossura

286 pagine

10 disponibili

Descrizione

Letture Anno C

C’è un tesoro spirituale che viene aperto ogni giorno per trarne parole per la vita. Sono i brani estratti dalla Bibbia da parte delle comunità che si radunano in tutto il mondo per la celebrazione dell’eucarestia. In questo volume, sono commentate le letture dell’Anno C.

Dai diversi testi tramandati che compongono l’Antico e il Nuovo Testamento, lettori e celebranti pronunciano poche righe per volta. Con un meticoloso lavoro di distribuzione di questi testi, nell’arco di tre anni la Chiesa cattolica riesce a proporre a tutti i fedeli la lettura completa dei Libri Sacri.

Si tratta di un servizio che ogni sacerdote – particolarmente quando assolve alla funzione di parroco – interpreta quasi come una catechesi quotidiana. Egli richiama i punti cardine della fede ma ancor più fa arrivare ai credenti il saluto di Dio. Un saluto destinato proprio a quelle persone e in quel momento. Nell’interpretazione di don Natalino Pedrana, attualmente parroco a Cernobbio (CO), si tratta esattamente del bacio del Padre. Un bacio ai suoi figli ad avvio (o nel corso) della giornata. Ha il carattere rassicurante del genitore e la passione di chi desidera sopra ogni cosa il bene del suo amato. Don Natalino esplicita quale dovrebbe essere sempre l’atteggiamento di chi si pone all’ascolto della Parola di Dio. La creatura avverte il richiamo amorevole a percorrere con letizia il cammino della vita.

Vangelo incarnato

È così che è nato il libro “Ti bacio con i baci della mia bocca”, Edizioni MILLE: la sequenza dei commenti alla Parola del giorno (in questo primo volume, incardinata sulla lettura integrale del Vangelo di Marco, il cosiddetto “Anno C”). Con ciò un pastore, che ama la frazione di popolo di Dio affidatogli dal vescovo, vuole portare a conoscerne la profondità ma anche la sua immediatezza.

I problemi di ogni giorno non sono estranei ai temi proposti dall’altare, anzi il “sacrificio” che si compie su questo è compiuto proprio per intercettare l’uomo nella sua vera realtà. Che, ricordiamoci, è fatta anche di sorrisi oltre che di pianti. Il libro di don Natalino “Ti bacio con i baci della mia bocca” (le letture dell’Anno C) ne è pieno.

Un giudizio autorevole

Ecco cosa osserva in proposito monsignor Angelo Riva, direttore del settimanale della diocesi di Como:

“Cos’è oggi la letizia, si chiede l’Autore, nel nostro mondo imbronciato e percorso da tante rabbie sotterranee? «Essere lieti significa, letteralmente, essere fertili», sottolinea. Non una sguaiata e ridanciana contentezza. Non la happiness che tutti vanno affannosamente cercando, fallendo regolarmente l’appuntamento (se non per qualche stilla di divertimento, che poi ci ricaccia da capo, più affamati che prima). «È lieto chi riconosce che ogni situazione è foriera di nuova vita»: porta con sé un’occasione di bene e di crescita (fertilità, appunto). «Nel Signore», ovviamente: elevando a Lui non solo suppliche e lacrime, ma anche ringraziamenti per tutto quello che ci accade. Tutte le situazioni possono dunque rivestirsi di fertilità, quindi di letizia: anche quelle dolorose, intricate o complesse, che, apparentemente, con la letizia non avrebbero niente da spartire. «Considerate perfetta letizia, fratelli miei, quando subite ogni sorta di prova» (Giac 1,2).”

L’Autore ha già disseminato queste considerazioni illuminanti nelle diverse comunità (anche attraverso il suo blog) alle quali ha prestato il suo servizio. “Ti bacio con i baci della mia bocca” può aiutare chi ha già avuto la fortuna di ascoltarlo a rinverdire certi pensieri. E chi casualmente si trovi in mano questo libro potrà scoprire che ci si può anche innamorare della Parola di Dio.

 

L’editore segnala il libro “Il priorato di San Pietro” in omaggio all’intitolazione della parrocchia di Cernobbio (CO) dove attualmente opera l’Autore.

Reviews

  1. Antonio Rocco LABANCA

    Prefazione
    di mons. Angelo Riva

    La Parola di Dio è come un prisma luminoso. Se messo in una stanza completamente buia, il prisma non trasmette luce alcuna. Ma se ap-pena un raggio luminoso lo colpisce, ecco il prisma irradiare tutt’intorno le molteplici iridescenze della luce. Così è la parola di Dio. Quando una parola umana la accosta e, umilmente, la interroga, la pa-rola di Dio riverbera la pienezza delle sue luci. Di per sé – a differenza del prisma luminoso – la parola di Dio saprebbe anche brillare di luce sua propria. Eppure – proprio come il prisma – anche la parola di Dio anela ad essere raggiunta da un fascio luminoso, per poterlo restituire con infinite sfumature cromatiche. Anela ad essere interrogata dalla parola umana, la parola di Dio, per svelare e donare la luce e il senso di cui è portatrice. Dio, infatti, non saprebbe che farsene della sua vita vissuta per se stesso. Dio cerca la libertà dell’uomo, per potergliela re-stituire compiuta in pienezza. Dio anela ad essere cercato e raggiunto dalla luce tremula e flebile della parola umana, per irradiare sulla sua creatura il meriggio della sua grazia.
    La parola umana in questione in questo libro, che bussa al prisma luminoso della parola di Dio, è quella di don Natalino Pedana. Ogni giorno la liturgia della Chiesa ci mette a disposizione, nel canovaccio dell’anno liturgico, un brano della parola di Dio. Don Natalino la acco-sta, con garbo e decisione, com’è un po’ nel suo carattere, per trarne la luce sufficiente per quel giorno. E il prisma divino non manca di ri-tornarne indietro i suoi fasci di luce vivida. Quello proposto da don Na-talino, alla parola di Dio quotidiana, è un accostamento all’insegna del-la semplicità: in genere una sola idea, massimo due, sufficienti però per vedere quel brano illuminarsi e illuminare la giornata trascorsa, o che ci si accinge a trascorrere. Non è, quello di don Natalino, un acco-stamento erudito, che vorrebbe mettere in fila, e magari esaurire, le tante e complesse questioni esegetiche e teologiche, storiche e inter-pretative, che si annidano e si aggrovigliano nella sacra pagina. Quanti di questi accostamenti eruditi finiscono normalmente per stancare l’uditorio domenicale del popolo di Dio, arrivando ad offuscare, anziché accendere, il prisma luminoso della Parola. La via percorsa dall’Autore, nelle meditazioni quotidiane raccolte in questo testo, è invece molto più semplice. Una domanda. Un dubbio. Un’intuizione. Una suggestione (una luce, appunto), che incoccia la parola rivelata, per vedersi resti-tuita una verità suadente, un senso piano, lineare, un nutrimento solido per la vita. Domande e intuizioni che scaturiscono dalla vita e dall’esperienza quotidiana che, con poche variazioni, contrassegnano il cammino di tutti. Alla base dell’interrogazione della Parola del giorno c’è indubbiamente la solidità dell’esperienza familiare di don Natalino, fatta di legami schietti e di profondità senza fronzoli; c’è l’esperienza della comunità livignasca da cui don Natalino proviene, quella terra aspra e magnifica incastonata fra severe montagne e pascoli ridenti, do-ve la vita zampilla ancora fresca di sorgente e temprata dai rigori della natura; c’è l’esperienza ecclesiale e sacerdotale di un prete che non ha mai amato vivere le cose a metà, ma sempre aggredendole con furore di ricerca e di bellezza.
    Un solo esempio potrà risultare esemplificativo di questo metodo di accostamento della Parola di Dio. III domenica di Avvento, San Paolo: «Siate sempre lieti nel Signore!». Ma cos’è oggi la letizia, si chiede l’Autore, nel nostro mondo imbronciato e percorso da tante rabbie sot-terranee? «Essere lieti significa, letteralmente, essere fertili», sottoli-nea. Non una sguaiata e ridanciana contentezza. Non la apponesse che tutti vanno affannosamente cercando, fallendo regolarmente l’appuntamento (se non per qualche stilla di divertimento, che poi ci ri-caccia da capo, più affamati che prima). «È lieto chi riconosce che ogni situazione è foriera di nuova vita»: porta con sé un’occasione di bene e di crescita (fertilità, appunto). «Nel Signore», ovviamente: elevando a Lui non solo suppliche e lacrime, ma anche ringraziamenti per tutto quello che ci accade. Tutte le situazioni possono dunque rivestirsi di fertilità, quindi di letizia: anche quelle dolorose, intricate o complesse, che, apparentemente, con la letizia non avrebbero niente da spartire. «Considerate perfetta letizia, fratelli miei, quando subite ogni sorta di prova» (Giac 1,2).
    Ecco una piccola luce, ma vivida e intensa, sprigionata dalla Parola di Dio del giorno, e stimolata dalla domanda sulla letizia. Il libro mette insieme una robusta collana di queste perle luminose. Buona lettura.

    Monsignor Angelo Riva
    è Direttore de “Il Settimanale” della diocesi di Como

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