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Gent.mo Prof. Tripodi,

due parole soltanto: una per scusarmi, l’altra per ringraziarla. La morte improvvisa di un carissimo amico mi aveva impedito di partecipare alla presentazione della sua ultima pubblicazione. Un successivo accavallarsi di altri problemi non mi ha consentito di scendere a Torino dalla mia sorella Chiara che è riuscita a farmi pervenire il suo prezioso libro soltanto domenica scorsa. Ho così finalmente potuto leggere queste “esperienze di viaggio nel passato” (dalla memoria alla storia) con tutta l’attenzione e il rispetto che meritano.

Grazie davvero per questo dono di intelligenza.

La memoria non serve solo  a conservare lo spessore di eventi passati. È dovere di tutti tenere vivo con ogni mezzo, soprattutto nelle nuove generazioni che non hanno più nessuna memoria nè diretta nè raccontata, l’interesse e la partecipazione alla difesa di valori autentici (come quelli che ad esempio ispirarono la Resistenza) affinchè certi orrori verificatisi in passato non si ripetano più; valori primari da difendere, primo fra tutti quello di una libertà che persegua la giustizia, la solidarietà, la fratellanza, la pace… per continuare a credere che un mondo diverso, più onesto, più pulito, sia ancora possibile; un mondo in cui il nemico comune sia ancora una volta l’egoismo, la corruzione, la sporcizia, la violenza del troppo denaro, l’arroganza del più forte; un mondo dove la solidarietà autentica, l’amicizia e, soprattutto, la dignità e il rispetto di ogni uomo prevalgano davvero e finalmente sui vincoli di qualsivoglia appartenenza. Per questo, solo per questo, ricordare rimane un dovere.

Caro Professore, il libro dimostra ampiamente quanto i suoi ex allievi/allieve (i “nuovi testimoni”) abbiano tratto beneficio dalla sua esperienza educativa arricchita in anni di progettazioni didattiche. Non mi resta che complimentarmi per il suo grande lavoro augurandole ogni bene. Con un solo rammarico: non aver avuto, il sottoscritto, quando più di cinquant’anni fa era ancora giovane studente, un insegnante di storia come Lei.

Con stima,

Giovanni Pistoi

Ennio Pistoi
dal libro “Dalla memoria alla Storia – Esperienze di viaggio nel passato”, di Salvatore Tripodi
pagg. 36-37
Ennio Pistoi nasce a Roma il 20 maggio 1920 da una famiglia di origi­ni toscane. Suo padre Silvio, ferroviere, nel 1927 per motivi di lavoro si trasferisce a Torino con la moglie Concetta e i figli Luciano1, Mario e Ennio. Quest’ultimo è ufficiale di complemento prima a Trieste e successivamente in Croazia; nel settembre del 1942 prende parte alla spedizione in Russia. Riesce a sopravvivere alla drammatica ritirata del Don e di conseguenza viene rimpatriato il 15 giugno 1943.
Dopo l’8 settembre del ‘43 sceglie di partecipare all’organizzazione della prima formazione partigiana Valle di Lanzo. Il 19 settembre 1944 rientra a Torino con una formazione autonoma, insieme ad altri quat­tro uomini libera, senza alcun spargimento di sangue, 148 detenuti nel Carcere Giudiziario Militare di via Ormea destinati alla deporta­zione in Germania2. La sua attività nella Resistenza continua all’in­terno del SIMNI (Servizio Informazioni Militari del Nord Italia) dove ricopre vari incarichi di comando occupandosi principalmente della rete informativa clandestina radiofonica. A causa della sua attività antifascista viene arrestato tre volte. La prima subito dopo l’attacco al Carcere Militare: rimane nel quarto braccio del Carcere Le Nuove di Torino, nel reparto destinato ai prigionieri politici, fino al 25 dicem­bre 1944. Tre giorni dopo vie­ne cattura­to dal­la Deci­ma Mas e trattenuto pres­so la ca­serma Monte Grappa fino al 14 genna­io 1945.
Infine l’8 apri­le è arresta­to dalle SS te­desche e co­notto nel famiger­ato primo bra­ccio delle Carceri Le Nuo­ve di Torino. Riesce a evitare fortu­nosamen-te la fucilazione e viene li­berato il 27 aprile.
Dopo la guerra ricopre la carica di segretario torinese e provincia­le della Democrazia Cristiana, ma si ritira dalla politica verso la fine degli Anni Cinquanta. Lavora per oltre venticinque anni come diret­tore commerciale alla Bertello di Borgo San Dalmazzo. Per diversi anni è presidente del Centro Studi Giorgio Catti e dell’Associazione Partigia­ni Cristiani, sezione provinciale di Torino, e dedica il suo tem­po libe­ro a testimoniare i valori ideali della Resistenza, in particolare ai più giovani, incontrandoli nelle scuole e nei luoghi della memoria. I suoi racconti di vita sono stati raccolti in un libro3. Muore a Torino il 5 febbraio 2009.

1. Luciano Pistoi (Roma 1927- S. Maria Novella,1995). Militante del PCI, ar­restato per volantinaggio nel 1944, partecipa alla Resistenza. Nel dopoguerra la­vora nella redazione de l’Unità (quotidiano comunista) e diviene famoso critico d’arte e gallerista di primo piano.

2. Una targa posta in via Ormea il 18 novembre 2015 ricorda l’episodio che vide Ennio Pistoi protagonista.

3. E. Pistoi, Nonno Ennio racconta – Perché parlare di Resistenza ai giovani, Ed. L’Arciere, 1997.

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